In California tutte le paure dell’America: e Trump è il più lesto a cavalcarle

 

Nelle città liberal ora si parla diporto d’armi”, nelle periferie di comprare i fucili. Per conquistare la Casa Bianca servono quegli elettori: il perché della strage conta meno

 

La strage di San Bernardino agisce sulla campagna per la Casa Bianca 2016 come le macchie di Rorschach nel celebre test psicologico, ogni leader e elettore ci vede quel che ha già dentro. Il presidente Obama, Amleto come sempre, ha detto «forse è terrorismo forse no», e riproposto la necessità di imporre un porto d’armi e limitare la vendita di fucili d’assalto, misura che, in questo clima, non ha chance alcuna.

 

Hillary Clinton, vecchia volpe, s’è limitata a un bel tweet, «mi rifiuto di accettare che questo sia normale», ma due altri tweet informano il web che la favorita alla nomination democratica sbaglia, questa è normalità Usa 2015. Il primo è del regista premio Oscar Michael Moore, «venduti nel Venerdì Nero in America 200.000 mitra, 30 al minuto», l’altro dell’astrofisico Neil de Grasse Tyson, stella dei social media con 4,6 milioni di followers, «400.000 americani caduti nella Seconda guerra mondiale, 400.000 americani uccisi da armi da fuoco tenute in casa dal 2001». 

 

Numeri che non impressionano il candidato repubblicano alla nomination, il palazzinaro populista Donald Trump che, nell’orrore degli azzimati commentatori stampa e tv, è ancora in testa nei sondaggi, con i caucus (assemblee di elettori) in Iowa e le primarie in New Hampshire in programma l’1 e il 9 febbraio. Trump ha prima elogiato la polizia, spesso criticata dai democratici per la mano dura contro gli afroamericani, poi accusato il presidente Obama di non voler «parlare di terrorismo islamicoc’è qualcosa di strano in lui…».

 

Gli altri candidati del partito che fu dell’establishment, il Grand Old Party repubblicano ora ostaggio degli estremisti, Rubio, Cruz, Christie, Bush hanno preso posizioni più caute, ma Trump, davanti a un gruppo di elettori ebrei, prima ha flirtato con i luoghi comuni razziali nel tono ammiccante di cui è maestro «Io contratto sempre, come voi…» poi ha fatto di San Bernardino una Parigi in California, imputando al Presidente di non vedere la matrice islamica dell’attacco. 

 

Bernie Sanders, l’anziano senatore socialista del Vermont, è in difficoltà, da una parte vuol fare il pacifista, dall’altra nelle aree rurali del New England, dove spera di prender voti, tanti hanno la rastrelliera con i fucili di fronte al caminetto con i trofei dei poveri cervi impallinati.

 

Strage del terrorismo islamico o strage domestica, colpevoli due islamici o due sbandati? Commando addestrato a morte o coppia balorda che si traveste da Isis? Ruggisce cacofonico il dibattito, ma i media mainstream mancano il cuore del problema: importa poco agli elettori la causa reale della strage, ognuno vi proietta la «sua» paura, la «sua» angoscia, personale o politica. Da mesi i reporter politici veterani provano invano a mettere nell’angolo Trump, inchiodandolo al «Vero» «Falso» delle sue affermazioni, come fossimo davanti a Nixon 1974, ignari che online - vedi gli studi di Walter Quattrociocchi e Farida Vis - «vero e falso» sono cancellati dall’opinione di ogni singolo utente, che cerca conferme alle proprie idee, e ignora le smentite.

 

Ieri è trapelato un documento riservato del partito repubblicano per i dirigenti, dal titolo raggelante «Come comportarsi se Trump sarà nominato?» in cui si invitano senatori, deputati, governatori, sindaci a imitarne la foga «senza eccessi», un trumpismo più falso della zazzera arancione di Trump, che stucca, non convince, l’America arrabbiata.

 

Grazie ai suoi investimenti nell’edilizia e nel gioco d’azzardo ma anche perché estraneo alla Washington e agli atenei snob, Trump fiuta bene gli umori americani. La strage di mercoledì non esplode nel vuoto, San Bernardino era il sogno perfetto della California, patria del primo McDonald’s, nel 1970 la band inglese Christie scalò le classifiche cantando «San Bernardino… ho girato il mondo da Parigi a Roma ma mio padre aveva ragione, solo in questo Paradiso trovi la pace mentale che cerchi…».

 

Non più: delle cento maggiori città americane San Bernardino è la seconda più povera, perduti i 12.500 posti lavoro della base militare Norton nel 2012 è andata in bancarotta, sotto il ponte della Seconda Strada un tubo rotto dell’acqua ha fatto per anni da sauna ai senzatetto e ai vagabondi «Spa della Morte». L’impoverimento del ceto medio e della classe operaia, che la ripresa economica e dell’occupazione non sana ancora, dominerà le elezioni 2016 e colora a fondo le reazioni a San Bernardino. Nelle metropoli colte, tecnologiche e democratiche la strage parla di troppe armi, immigrati mal assimilati, stress, psicologi, welfare, culture e tolleranze. Nelle periferie e nelle aree ex industriali, nei community colleges degli studenti lavoratori, tra la classe operaia bianca parla di California Dreaminperduto, terrorismo Isis in casa, mutuo da pagare, figli disoccupati. Google Trend colora in rosso e in blu le contee d’America dove si pongono online le domande «come avere un porto d’armi più severo» e «dove posso comprare un fucile. Censitele una per una: chi porterà più elettori alle urne l’8 novembre 2016 eleggerà il prossimo Presidente, sia che dietro San Bernardino ci sia follia islamista o follia urbana.