Obama l'Africano

 

10/7/2009

 

Nuova attenzione per il Continente Nero: ieri storica stretta di mano con Gheddafi

 

INVIATO ALL'AQUILA

 

Due strette di mano con Muammar Gheddafi alla cena dei leader all’Aquila, l’incontro di oggi con Benedetto XVI su lotta all’Aids e alla povertà, gli ultimi ritocchi al programma di domani ad Accra e l’intesa su commercio e clima con il sudafricano Jacob Zuma descrivono l’impegno su più fronti di Barack Obama, teso a gettare le basi di un nuovo rapporto con l’Africa.

 

Le due strette di mano con il colonnello libico sono avvenute durante la cena offerta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha visto Obama e Gheddafi sedere agli opposti lati di Silvio Berlusconi. Appena si sono incontrati Obama è andato incontro a Gheddafi e poi, durante la cena, il presidente americano si è alzato per tornare dal leader di Tripoli. Si è trattato della prima stretta di mano in assoluto fra Gheddafi e un presidente degli Stati Uniti. Denis McDonough, vice consigliere per la sicurezza nazionale, l’aveva anticipata poco prima dicendo che «Obama vuole continuare a contribuire al successo del summit, non tira indietro la mano di fronte a nessuno, sarà ben lieto di salutare tutti coloro che incontrerà» e che nel caso di Gheddafi l’interesse americano è «veder continuare la cooperazione dimostrata dalla Libia con la decisione di voler rinunciare al proprio programma nucleare», pur continuando a «fare presenti i propri motivi di preoccupazione» per le imprevedibili scelte politiche di Tripoli. La Libia d’altra parte ha normali relazioni con gli Stati Uniti e Gheddafi, nella veste di presidente dell’Unione Africana, è un interlocutore naturale di Washington, il cui inviato speciale per il Darfur, Scott Gration, sta tentando di accelerare il dispiegamento di una forza di pace inter-africana a difesa delle popolazioni civili minacciate dai predoni sostenuti dal governo del Sudan.

 

L’arrivo di Gheddafi in tunica arabescata rossa al summit con un corteo di limousine è coinciso con l’annuncio da parte di Obama dell’intesa sul clima con le economie emergenti che deve molto all’intesa con Jacob Zuma, il presidente sudafricano che durante un incontro al mattino ha consegnato alla Casa Bianca una doppia disponibilità: far venir meno le resistenze dei Paesi in via di sviluppo tanto a un radicale taglio dei gas inquinanti che allo sblocco dei negoziati di Doha sul commercio internazionale. Con Zuma si è parlato anche dei mondiali di calcio del 2010 - ai quali Barack vuole andare - e del viaggio di domani in Ghana, il primo della presidenza Obama nell’Africa Subsahariana. «Il discorso di sabato al Parlamento di Accra - anticipa Michelle Gavin, consigliera della Casa Bianca per l’Africa - servirà a sottolineare l’importanza di governabilità e democrazia, perché entrambe si riflettono nell’esempio del Ghana» una nazione dove le ultime presidenziali si sono risolte con la vittoria dell’oppositore John Evan Atta Mills con uno scarto di appena quarantamila voti». Per dare massimo risalto al messaggio di Obama al Continente dove nacque il padre, lo staff della Casa Bianca lavora senza interruzione: tutte le ambasciate nei Paesi africani sono mobilitare per diffonderlo e raccogliere reazioni locali sul modello di quanto avvenuto nei Paesi musulmani in occasione del discorso del Cairo. In Ghana, Nigeria, Sud Africa e Kenya è possibile inviare sms alla Casa Bianca e lasciare messaggi telefoni a numeri verdi locali per «suggerire a Obama cosa dire».

 

L’alto interesse per la missione ad Accra ha fatto cambiare i piani di viaggio: prima di ripartire per Washington, nella tarda serata di sabato, si svolgerà all’aeroporto ghanese una «cerimonia di saluto» con migliaia di persone, danze folkloristiche e canti delle tribù dell’Africa Occidentale. E di Africa Obama si appresta a parlare con Benedetto XVI. Denis McDonough, vice consigliere per la sicurezza nazionale, dice che «il Papa e il presidente hanno molto in comune nell’approccio all’Africa, dall’impegno alla lotta all’Aids alla volontà di mobilitare la comunità internazionale contro la piaga della povertà». Non è un caso che Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, enumera fra i «nostri successi al summit» l’essere riusciti a far condividere ai Paesi più ricchi del Pianeta l’impegno a versare 12 miliardi di dollari di aiuti nei prossimi tre anni.

 

A fine giornata, quando Obama è ancora seduto al tavolo della cena dei leader, Michelle Gavin continua a lavorare ai dossier africani delle prossime 48 ore. Il viso tradisce fatica e stress ma c’è una cosa che tiene a dire: «Ciò che rende l’approccio di Obama all’Africa diverso dai precedenti presidenti è la scelta di includerla nella più vasta agenda di politica estera, per questo abbiamo deciso di fare la tappa di Accra subito dopo il G8» a differenza di quanto fatto da Clinton e George W. Bush «che andavano in Africa con viaggi isolati» avvalorando così l’idea che fosse un contingente slegato dal resto del Pianeta. Anche per questo durante la cena di ieri i leader africani facevano a gara nello stringere la mano a Barack.