Diritti civili, noi restiamo indietro

 

di Francesca Sironi

 

Coppie omosessuali, cannabis, borse di studio ai migranti: dal Colorado all'Islanda, dal Maryland alla Francia, il mondo sta andando avanti in fretta. Mentre l'Italia resta nel medioevo

 

«Buone nuove per la libertà». Un tweet, da un'America più "liberal" che mai. Con la rielezione di Obama, infatti, si sono fatti strada nuovi stati favorevoli ai matrimoni gay e due alla marijuana ad uso ricreativo, mentre è stato evitato, in Florida, lo smantellamento del diritto ad abortire. Ben 170 referendum hanno accompagnato l'elezione presidenziale in 32 stati, dove i cittadini sono stati chiamati a votare su alcune, decisive, libertà civili.

 

Ed è così che in Maine, Washington e Maryland è passata con larga maggioranza l'approvazione dei matrimoni omosessuali, mentre in Colorado e nello stato di Washington il 55 per cento della popolazione ha detto all'uso ricreativo della cannabis. Il Massachussets nel frattempo si è aggiunto ai 17 stati dove la cannabis medicinale è già legale, e in Florida i residenti hanno respinto l'emendamento 6, voluto dai repubblicani, che intendeva eliminare i finanziamenti pubblici all'aborto e la copertura assicurativa per le donne che vi devono ricorrere. Non sono finite le buone notizie. In Maryland un altro referendum è destinato a far discutere: è stato approvata infatti una misura che permetterà agli immigrati irregolari di avere delle borse di studio se dimostrano di aver frequentato le scuole superiori per almeno tre anni.

 

Buone nuove, come quelle che arrivano dalla Francia, dove Hollande ha dato il suo appoggio definitivo ai matrimoni gay, con l'assicurazione che i nuovi coniugi avranno anche pieno diritto di adottare figli, come tutte le coppie sposate. Con Parigi diventano otto i Paesi europei dove gli omosessuali hanno pari diritti degli etero. Ad aprire le danze era stata l'Olanda, con una legge attiva dal primo aprile del 2001, dopo quattro anni di commissione parlamentare.

 

«A quel tempo ero una strenua oppositrice dei matrimoni gay, avevo paura» ha raccontato l'anno scorso, all'anniversario della legge, la senatrice cristiana Hannie van Leeuwen: «Ma avendo visto così tante coppie gay o lesbiche sposarsi felicemente, ho realizzato quanto ero nel torto».

 

L'Islanda è stata l'ultima ad approvare una legge in questa direzione: lo stesso giorno in cui è diventata effettiva, il 27 giugno del 2010, il primo ministro Jóhanna Sigurðardóttir ha potuto sposare la sua partner. Così, mentre dal Belgio al Sud Africa le coppie dello stesso sesso possono festeggiare il proprio matrimonio, in Italia non si parla nemmeno di unioni civili. Ci sono i registri, in alcuni comuni, ma a livello nazionale ogni proposta è respinta. E non è il solo argomento per cui il parlamento sembra avere una paresi: peggio accade se si introduce il discorso "legalizzazione", tanto apprezzato, invece, negli States. «E' un tabù, un dibattito che non si può nemmeno intavolare. Pur di non fare figuracce stanno tutti zitti, evitano il discorso» commenta, furiosa, la deputata radicale Rita Bernardini. Lei, per far parlare del tema, ha deciso di ricorrere alla disobbedienza civile: tre piantine, oggi rigogliose, seminate in conferenza stampa al parlamento: «Era il 18 giugno. Sono stata intervistata anche dalla CNN, venuta apposta a raccontare il caso.

 

Ma in Italia? Silenzio assoluto. E anche se ogni giorno pubblico le immagini delle mie piante su Facebook, la polizia non è ancora intervenuta». Tanto che oggi è pronta a denunciare le forze dell'ordine per omesso intervento. Perché l'onorevole Bernardini, in sciopero della fame da due settimane per il problema delle carceri, vuole finire in galera per la sua coltivazione: «Chissà, magari un deputato in prigione farà finalmente intervenire il parlamento sulla questione. Non è possibile che chi detiene cannabis per uso personale dopo averla comprata da uno spacciatore riceva una sanzione amministrativa e chi, invece, la coltiva, sottrandosi al commercio dei narcotrafficanti, rischi fino a 6 anni di carcere». Venerdì lei e il partito radicale saranno in piazza a Montecitorio proprio per dire basta al proibizionismo, e le sue piante, è pronta a regalarle a dei malati, perché, dice: «Sono loro i primi a soffrire di questo tabù del parlamento. I farmaci cannabinoidi, anche se legali, in Italia, sono difficilissimi da reperire».